Sala dell’Albergo
Fulcro della vita della Scuola, poiché era il luogo in cui si riuniva il suo governo, per questo fu la prima sala ad essere compiuta, anche se non ebbe subito una decorazione stabile.
Nel maggio del 1564, Banca e Zonta (organi direttivi della Scuola) decisero di far eseguire a proprie spese la decorazione del soffitto, iniziando dall’ovato centrale. Fu bandito un concorso tra i migliori pittori presenti a Venezia: Giuseppe Salviati, Federico Zuccari, Paolo Veronese e, naturalmente, Tintoretto, che, entro un mese, avrebbero dovuto presentare alla Scuola i loro disegni. Secondo quanto racconta Vasari, però, mentre gli altri erano ancora intenti a eseguire i loro progetti, Tintoretto colse tutti di sorpresa. Riuscì infatti a collocare il dipinto con san Rocco in gloria al centro del soffitto, provocando la reazione sdegnata dei committenti, che affermavano di aver chiesto dei disegni e non di avergli commissionato l’opera. Ma il pittore rispose loro che quello era il suo modo di disegnare, che non sapeva fare altrimenti! Infine, che se non volevano pagargli l’opera la donava loro.
Il 22 giugno la Scuola accettava il dono e pochi giorni dopo si ordinava che non si dovesse rimuovere il dipinto. Si siglava così uno straordinario “patto d’arte” tra pittore e Scuola, che diede vita ad uno dei più straordinari e coerenti cicli pittorici dell’arte veneziana. Tra l’estate e l’autunno del 1564 Tintoretto portò a termine gratuitamente la rimanente decorazione del soffitto.
L’anno successivo (1565) Tintoretto, divenuto confratello della Scuola, pose mano e terminò la vastissima Crocifissione, collocata sopra il grande bancone che nasconde l’accesso agli Scrigni. Tiziano nel 1553 aveva avanzato l’offerta di un suo quadro per decorare proprio questa parete senza poi però realizzare nulla. Tintoretto completò poi il ciclo tra il 1566 e i primi mesi del 1567.
Molto interessante la scelta dei soggetti dei teleri dell’Albergo. Tintoretto non illustra i miracoli e gli episodi della vita di san Rocco, secondo l’indirizzo tipico delle Scuole veneziane, ma rappresenta scene della Passione di Cristo. Questo probabilmente perché la vita di san Rocco era già il soggetto dei dipinti della Chiesa della confraternita. Il pittore e la Scuola potevano dunque disporre di una nuova tematica, destinata a costituire l’inizio di un complesso programma iconografico che avrebbe trovato ampliamento nella Sala Capitolare.
Sulla parete d’ingresso il racconto della Passione si sviluppa secondo un inconsueto ordine narrativo, non più da sinistra destra, ma in direzione contraria:
- all’estrema destra, Cristo davanti a Pilato;
- al centro, sopra il portale, l’Ecce Homo;
- a sinistra, la Salita al Calvario
una disposizione determinata dal particolare significato che ad esse si voleva attribuire, oggetto di meditazione all’interno di un programma carico di complessi significati religiosi e spirituali.
Allo stesso Tintoretto si deve anche il fregio continuo con putti, ghirlande di fiori e frutta e stemmi delle Scuole Grandi, che unisce soffitto e pareti della sala. Proprio un frammento di quest’ultimo, raffigurante tre mele, scoperto nel 1905 in occasione di un restauro, offre una preziosa testimonianza dell’originaria squillante cromia non solo del fregio stesso, ma di tutto l’insieme pittorico.