Sala Capitolare
Questa sala era così chiamata perché utilizzata dai confratelli per le riunioni plenarie.
Per molti anni rimase priva di una decorazione permanente. Solo nel 1574 la Scuola deliberò di procedere con la decorazione del suo soffitto.
Un vantaggioso sodalizio
Il 2 luglio 1575 Tintoretto si offrì di dipingerne la grande tela centrale, l’Erezione del Serpente di bronzo, promettendo di consegnarla un anno dopo, per la festa di san Rocco.
Si dava così inizio a un vantaggioso sodalizio per la Scuola e per l’artista. Quando nel novembre del 1577 completò la decorazione del soffitto, Tintoretto offrì alla Scuola di completare la decorazione della sala eseguendo i 10 dipinti delle pareti la pala d’altare, inoltre si obbligò a consegnare ogni anno per la festa del patrono (16 agosto) tre quadri grandi, accollandosi le spese dei colori, e chiedendo in cambio un vitalizio annuo di 100 ducati. La Scuola ottenne i servigi di un grande pittore a un costo contenuto; Tintoretto si garantì, non solo una rendita certa per tutta la vita, ma anche, e soprattutto, un luogo in cui poter esprimere la propria arte senza timore di concorrenza, un luogo che per di più, gli avrebbe permesso di manifestare appieno il suo sentimento religioso.
Ciclo decorativo
La grande impresa pittorica (trentatré dipinti) si concluse nell’estate del 1581. Solo la pala dell’altare con l’Apparizione di san Rocco, dipinta con l’aiuto del figlio Domenico, fu consegnata nel 1588.
Un complesso programma iconografico lega i teleri del soffitto non solo tra loro, ma anche con quelli delle pareti, fondendo i due cicli in un grandioso insieme unitario.
Le tre tele maggiori del soffitto narrano tre momenti fondamentali del cammino del popolo ebraico verso la Terra Promessa. Attorno ad esse si collocano dieci ovati, che raccontano altrettanti episodi dell’Antico Testamento, ricollegabili non solo ai temi dei riquadri centrali, ma anche ai dieci brani evangelici illustrati sulle pareti lunghe della sala.
A ulteriore commento e integrazione dei soggetti rappresentati sul soffitto, Tintoretto eseguì a tempera anche otto chiaroscuri romboidali, sostituiti nel 1777-1778 con copie ad olio di Giuseppe Angeli, che, pur mantenendo l’iconografia originale, denunciano nell’esecuzione il delicato accademismo del pittore.
Sulle pareti, le dieci tele maggiori, che illustrano episodi del Nuovo Testamento, hanno le grandi dimensioni delle doppie finestre tra le quali sono poste. Il ciclo si completa poi sulla parete opposta al presbiterio con le due tele di formato diverso sulle quali giganteggiano san Rocco e san Sebastiano, i santi che venivano invocati contro la peste e che rivestono qui un ruolo analogo a quello svolto dai Profeti nella Sala dell’Albergo.
Anche nella Sala Capitolare, come già in quella dell’Albergo, Jacopo si trovò di fronte ad una situazione architettonica predeterminata, ma seppe sfruttare abilmente fattori quali le difficili condizioni d’illuminazione naturale e l’irregolarità della posizione delle porte, trasformandoli in positivi elementi stilistici.