Scuola Grande
La decisione definitiva di costruire un grande edificio da destinare a nuova sede della Scuola fu presa soltanto nel 1517 con l’assunzione di proto di Pietro Bon, il quale forse dovette adeguarsi ad un progetto formulato dagli organi dirigenti della Scuola.
Il progetto del 1517
Si trattava di un modello molto tradizionale, comune ad altre Scuole veneziane e consistente in due sale sovrapposte che costituivano il corpo principale dell’edificio:
la Sala Terrena, divisa in tre navate da due filari di colonne, accessibile dall’esterno attraverso il portale sul campo,
una sala superiore, a vano unico, destinato alle riunioni del Capitolo, e per questo denominata Sala Capitolare.
Al lato si apre una aula più piccola, denominata Albergo e destinata alle periodiche riunioni della Banca, che insieme alla Zonta, costituiva l’organo ristretto di governo della confraternita. Questo ambiente era costruito sopra un portico passante detto “dei Morti” che si apre sul campo mediante un portale secondario in facciata.
Le due grandi sale sono collegate da uno scalone che sostituisce l’originaria scala (costituita da due rampe disposte longitudinalmente lungo la parete laterale, secondo il tipo a “tribunale”) che fu costruita entro il 1525 e successivamente demolita.
Nel 1520 sorsero dei contrasti fra il proto Bon e i “procuratori alla fabbrica” della Scuola che avevano deciso una sopraelevazione del piano inferiore. Ciò determinò la rottura dei rapporti con Pietro Bon.
Sante Lombardo proto (1524-1527)
Il nuovo proto nominato il 3 giugno 1524, Sante Lombardo, era al suo primo incarico e venne assunto con la duplice clausola, che fosse assistito dal padre Tullio e che si attenesse strettamente alle disposizioni dei preposti alla Scuola. Egli portò a termine la copertura della Sala Terrena e innalzò il secondo registro delle pareti Est e Nord, facendo scolpire e montare gran parte delle bifore, secondo un modello che si richiama in parte ad esempi classici, e soprattutto portò a termine, risolvendo notevoli difficoltà statiche, l’intera facciata Sud prospiciente il canale, un vero capolavoro dovuto anche all’aiuto del padre Tullio.
Antonio Scarpagnino (1527-1549): la nuova facciata e la nuova scala
Le coperture delle Sale Superiore e dell’Albergo erano iniziate nel 1527, quando la Scuola decise di scegliersi un nuovo proto, Antonio Abbondi detto lo Scarpagnino, che era all’apice della sua carriera professionale ed al quale si dovrà l’attuale aspetto dell’edificio con la duplice decisione di introdurre le otto colonne libere in facciata e di adottare il modello del nuovo scalone “imperiale”.
L’impegno più significativo per lo Scarpagnino fu il completamento della facciata sul campo con la posa in opera di cinque finestre e l’aggiunta di otto colonne libere trionfalmente distaccate dal piano di facciata, come negli antichi archi romani, e secondo un “suggerimento” dovuto, pare, a Jacopo Sansovino.
Per la costruzione della nuova scala, più funzionale e maestosa di quella precedente, furono necessari l’acquisto di un nuovo terreno, la demolizione della vecchia scala “a tribunale” in laterizi e legno, e la realizzazione di un modello ligneo che prevedeva una struttura formata da due rampe iniziali coperte da volte a botte , da un pianerottolo comune e da una rampa superiore centrale con volta a botte che avrebbe raggiunto la Sala Superiore. Il modello fu adottato il 21 giugno 1545 ed i lavori vennero terminati nel 1550 sotto la direzione di Giangiacomo de’ Grigi, dopo la morte di Scarpagnino avvenuta nel 1549.
Trasformazioni successive
Il 9 settembre 1560 Giangiacomo de’ Grigi si licenziò dal cantiere, che a questa data può considerarsi pressoché concluso.
Nel XVIII secolo, Giorgio Fossati realizzò la sopraelevazione della Sala del Tesoro, proprio sopra lo Scalone imperiale, chiaramente visibile nella facciata Ovest prospiciente il campo di Castelforte.
Fra il 1882 e il 1895 l’architetto Pietro Saccardo attuò il rifacimento del pavimento della Sala Superiore