Il ritorno della Grande Cantoria
La “grande cantoria” di San Rocco è un apparato di proporzioni architettoniche davvero vaste, eccezionali anche per l’epoca, il Settecento, in cui le costruzioni effimere costituivano una parte importante dell’edilizia pubblica e dell’ornato civico. Si vedano Canaletto, Guardi, Carlevarjis, ecc. Nel periodo barocco/rococò infatti lo Stato (vedi la Francia del Re Sole) e quindi anche la Repubblica di Venezia, usava affidare la propria immagine ed la propria magnificenza a queste realizzazioni d’occasione, che venivano erette al momento per ricevere ospiti di riguardo (papi, re, principi, ecc.), o per celebrare festività di importanza tradizionale: nel caso di Venezia, la Sensa, il Redentore, la Salute, il Dogado, ecc. Questi “componibili” di grande effetto scenografico e di spiccata teatralità, all’epoca montati e smontati continuamente, sono tutti scomparsi, anche perché realizzati con materiali deperibili (legno, gesso, ecc.), o perché la moda era cambiata. Essi però facevano parte del “mito di Venezia”. Per queste ragioni, la Grande Cantoria di San Rocco costituisce un unicum, non solo perché non sembra ce ne siano altre fino ad oggi sopravvissute, almeno di questa eccezionale dimensione (m 14,60 x 11,40), ma anche per la ottima qualità architettonica del manufatto e per il notevole grado della sua conservazione. Lo studio dei Fossati, i “proti” dell’opera, era uno dei migliori in città. E’ evidente infatti che il progetto, tipico della transizione tra lo stile barocco e quello neoclassico, siamo nel 1789, segue i dettami del modello classico rinascimentale, come rivelano alcune citazioni dai “Trattati” del Palladio e dello Scamozzi. Si vedano i due grandi archi del registro superiore.
Nel caso della Grande Cantoria di San Rocco, che fruiva dell’ottima acustica della Chiesa e di un organo: un “Nacchini” di grande pregio, essa veniva utilizzata correntemente per eseguire musica sacra di accompagnamento delle liturgie nelle festività. E’ proprio questo l’uso che si intende dare in modo permanente alla chiesa di San Rocco, che nel futuro può diventare, nei momenti non dedicati al culto, l’auditorium per la musica sacra della grande stagione classica veneziana (da Monteverdi a Vivaldi, da Gabrieli a Cavalli), fino ai compositori moderni e contemporanei come: Mozart, Verdi, Rossini, Stravinsky, Britten, Nono.
La Grande Cantoria è quindi un “dono” fatto alla città, una componente necessaria, che le consente di riscoprire e valorizzare un momento importante della sua civiltà: quello musicale, attraverso la disponibilità di una struttura che integra e completa quelle esistenti, in primo luogo il Teatro la Fenice e la Basilica di San Marco, assieme agli altri ambienti celebrativi del centro storico. Per questa ragione si è voluto che proprio il Teatro la Fenice, sede principale della musica a Venezia, inaugurasse con il suo coro il restauro e la ricollocazione “in situ” dell’opera.
Ci sono voluti circa 15 anni dal fortunoso riscoprimento ad oggi. Ora abbiamo finito.
Un vivo ringraziamento ad enti, soprintendenze, sponsor, tecnici ed esecutori per la intelligente e lunga fatica, che ci ha portato, davvero insperabilmente, a completare un percorso così impegnativo e complesso.
Viva Venezia!
Guardian Grando
arch. Franco Posocco